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DOMENICA DELLA PALME 2025

Sabato, 12 Aprile 2025 20:06
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DOMENICA DELLE PALME (ANNO C) - 13 APRILE 2025

(Lc 22,14-23.56)

«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» Luca 23,42

La domenica delle Palme è domenica della Passione del Signore. La pagina del Vangelo, il racconto della Passione secondo Luca ci introduce nell’evento tragico della morte di Gesù.

Il terzo evangelista, cantore della tenerezza, della gioia e della grande pietà del Messia, presta particolarmente attenzione ad alcuni momenti della Passione che dimostrano come Gesù, fino alla morte, non ha fatto altro che passare in mezzo agli uomini facendo del bene.

Il soldato ferito all’orecchio viene guarito; Gesù rivolge lo sguardo a Pietro che lo ha tradito, sulla croce ha parole di perdono per il ladrone, per i Giudei che lo scherniscono, per il centurione. Egli non soltanto muore per mano degli empi, ma muore a favore degli empi. La croce è la rivelazione di un amore che arriva fino al limite estremo e si esprime secondo misure che travalicano le possibilità semplicemente umane. «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Uno dei due briganti crocifissi insieme a Gesù si rivolge a lui con questo atto di fede: ha riconosciuto il proprio peccato chiedendogli: «Ricordati di me». È l’unico personaggio nei Vangeli che si rivolge a Gesù chiamandolo confidenzialmente per nome. È il momento decisivo della sua vita: ha incontrato Gesù in quel momento terribile di dolore e di morte, ma ha riconosciuto che in quell’uomo è presente Dio, il re, e attende il regno. Può diventare la nostra preghiera, il nostro desiderio profondo: chiedere al Signore che si ricordi di noi.

Anche noi però dobbiamo ricordare la Passione di Gesù, il suo stile, la sua parola: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Ricordare Gesù vuol dire imparare a perdonare, a essere generosi anche con chi ci ha fatto del male; ricordare la sua Parola vuol dire imitarlo. L’ultima parola di Cristo in croce è: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». È un atto di fiducia, è la stessa fiducia del malfattore nei suoi confronti. Nella Passione Gesù mostra la misericordia di Dio Padre: la violenza non spegne l’amore, ed è proprio quell’amore buono, concretamente affettuoso che conquista e che salva. Chiaro è l’intento di sottolineare nella morte di Gesù l’aspetto della fiducia; aspetto per il quale Gesù è – anche nella sua morte – il modello del discepolo. Come se Luca volesse dire: il discepolo è chiamato a vivere la sua morte immerso, portato, dalla morte del Signore e Maestro.

Ci sono momenti in cui come Gesù si passa attraverso prove tremende di dubbio, come se il bene compiuto non avesse più alcun valore e si fosse costretti a misurarsi con il vuoto, l’assenza di senso, il silenzio di una voce che si vorrebbe ascoltare. Ci si arrovella allora disperatamente attorno a un intrico di domande che non si riesce a dominare: «Valeva la pena di amare così tanto? Che frutti ha dato tutto il bene che si è seminato? Perché il bene si deve pagare anche con l’ingratitudine e la solitudine?». Ma se si contempla la croce, forse una risposta può raggiungere il cuore di ciascuno, come una piccola luce che si irradia attraverso le movenze di una benefica emozione.


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