Ognuno mosso da diversi “amori”: l’arte, la cultura, la città di Anagni, il valore di spazi verdi, e in modo particolare e speciale per l’amore per la figura di una donna anagnina Claudia De Angelis della Croce, madre e fondatrice della Congregazione Suore Cistercensi della Carità.
Esso restaura un orto pensile antico e da lustro al Palazzo Bonifacio VIII. È incastonato nella nostra Casa Madre di Anagni, come luogo di spiritualità e di ricarica dell’anima, dove sperimentare la spiritualità del giardino, che ci rimanda ai giardini biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Entrare nel roseto di Madre Claudia è entrare nella bellezza, è entrare in un luogo prezioso e fragile nello stesso tempo, dove tutto fiorisce, sfiorisce, si secca e rinasce, seguendo il corso naturale della vita, il ritmo del tempo e delle stagioni. Il giardino è un luogo in cui veniamo educati all’amore per la natura, ci rende responsabili nella cura del creato, ci fa essere attenti all’ecologia e a tutto ciò che ad essa è connesso.
La bellezza in fondo è qualcosa di fugace e di passeggero, ma che ci attrae e ci affascina, colpisce il cuore e riempie la vita, crea un habitat di pace, di fratellanza, ci fa pensare che tutto il bello e il buono che c’è nell’umanità ha avuto inizio nel giardino della creazione.
Giardino e fiori biblicamente parlando, ci gettano, ci immergono nella forza trasformante del bene, in ciò che è buono, giusto, in ciò che è santo, che è virtù e merita lode, in atteggiamenti di semplicità d’animo, di purezza del cuore e di limpidezza degli occhi, nel mondo delle beatitudine evangeliche, di una felicità e di una pace possibile.
La metafora del giardino e dei fiori, che richiama diversi luoghi biblici come: l’Eden, il giardino del Cantico dei Cantici, del Getsemani, della Risurrezione. Tutti questi luoghi richiamano alla nostra mente e al nostro cuore l’atteggiamento e l’attitudine concreta alla custodia e alla cura, ci formano e ci strutturano, arricchendo la nostra umanità.
Per Madre Claudia anche la Scuola e l’educazione sono visti come una giardino, in cui coltivare gli uomini e le donne di domani, da vivere non come un mestiere da compiere, ma come una vocazione e un carisma da esprimere. Dove le competenze e la professionalità vanno portate a compimento con l’amore per la persona e la relazione, che si fa dedizione, fedeltà, docilità allo Spirito, costanza, abnegazione, dono di sé.
Nel giardino dello Sposo, Claudia vi entra per incontrare Cristo Gesù, per lasciarsi istruire e attrarre da Lui, la nota dominante di questo giardino, sono le rose.
Il giardino è allora un luogo esteriore (il monastero, la casa religiosa), ma anche un luogo interiore (la nostra persona) capace di accogliere, coltivare e far crescere fiori diversi.
Madre Maria Patrizia Piva